Conversione di San Pantaleone

olio su tela, cm 200x150
anno: 2012
Stefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONE Stefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONEStefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONEStefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONEStefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONEStefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONEStefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONEStefano Trapanese - dettagli del dipinto CONVERSIONE DI SAN PANTALEONE


“Conversione di San Pantaleone”, olio su tela, dim. 200x150cm

-COME NASCE L’ISPIRAZIONE-

Io, salernitano devoto a San Matteo, non avevo mai rivolto l’attenzione verso San Pantaleone. Qualche anno fa, in un viaggio a Venezia con soggiorno presso l’Hotel San Pantalon, che prende in prestito il nome dal quartiere, mi sono imbattuto nella chiesa di San Pantalon, appunto.

Da pittore di arte sacra quale sono, è naturale che non ho potuto frenare la curiosità che solitamente mi spinge a visitare i luoghi di culto soprattutto per scoprirne i tesori in campo artistico. Ebbene entrando ho una graditissima sorpresa. Uno dei miei pittori preferiti del ‘500, Paolo Caliari detto il Veronese, ha dipinto per quella chiesa una splendida pala titolata “Conversione di San Pantaleone”. L’emozione mi assale, gli occhi quasi brillano, doloroso sbattere le ciglia e perdersi anche un solo attimo di cotanta bellezza. Le pose dei personaggi sono plastiche, protese ognuna a recitare un ruolo. Pochi attimi e rinsavisco: quale ruolo? Cosa significa questo dipinto e cosa rappresenta? Scarne le informazioni fornitemi da una sorta di custode, ma quanto basta per avere gli indizi necessari per approfondire in altra sede. Nel quadro si può ammirare un giovane medico ben riccamente vestito che risana un fanciullo morso da una vipera.

E’ stato questo il mio primo approccio alla storia del santo martirizzato in giovane età. Quando poi, dopo qualche tempo, ho incrociato il direttore del museo del Duomo di Ravello, scoprire che, la cattedrale della cittadina costiera, è dedicata proprio a San Pantaleone, ha ridestato in me quelle sensazioni di qualche tempo prima. Il direttore, al quale ho sottoposto i miei dipinti, mi propone di realizzarne uno proprio per il suo museo. Pochi attimi di riflessione e, la sfida lanciatami, si materializza nella mente proprio con l’episodio della “Conversione”, quadro visto qualche anno prima a Venezia.

Cercare una nuova soluzione compositiva, con figure altrettanto plastiche ma maggiormente protese alla magnificazione del difficile confronto tra medicina umana e medicina divina. E’ questa la scommessa che raccolgo e alla quale comincio a lavorare. Una visita al santuario di San Pantaleone al Borgo di Montoro Superiore (AV). I dipinti sono svariati, tutti realizzati dal M° Alfonso Grassi in gioventù. A dire il vero, quei personaggi, spesso citazione di dipinti del passato, risentono non poco di un’impostazione apocrifa, non certo originale. Il mio Pantaleone dovrà essere reale, unico, innovativo, singolare, inedito, insolito.

Il prossimo passo individuare volti consoni al contesto e anche interpretare, come a me piace, con accenti forzati, i chiaroscuri.

La soluzione è stata mettere insieme un gruppo di “modelli” e portarli su un vero e proprio set fotografico presso un amico costumista in S.Maria di Castellabate. Centinaia le pose e poi il successivo “collage” al fine di realizzare una composizione chiara e leggibile, ma anche struggente nella teatralità. I colori, i toni e soprattutto l’armonia di questi ultimi, la vera sfida.

Turbarmi per un’idea, vivere anche per un solo istante il dramma della scena, protendere le mani alla supplica come ogni uomo di questa terra sempre farà nella circostanza del bisogno, tante le emozioni e gli entusiasmi.

Realizzo un bozzetto, trattasi di un dipinto di medie dimensioni (80x60cm), lo sottopongo al committente il quale, con suggestione e slancio, approva. Mi metto così al lavoro per la realizzazione della grande tela.

Anzitutto occorre un telaio che sia di “qualità” e cioè che non imbarchi nel tempo e sia costituito da legno adatto a restare inalterato negli anni. Poi la scelta della tela e dell’imprimitura, fase necessaria per una base capace di fungere da supporto per la stesura del colore ad olio.

Tre mesi di lavoro e, all’atto della consegna in maggio 2012, l’amara sorpresa di un diniego, da parte del museo, per sopraggiunti motivi economici e che risparmio al lettore.

Da quel momento il primo contatto con la diocesi di Vallo della Lucania. Sottopongo svariate fotografie dell’opera realizzata alla Commissione Arte Sacra che, dopo attenta valutazione del quadro sia sotto il punto di vista compositivo che quello iconografico, ne approva l’acquisizione per la collocazione all’interno della cappella di San Pantaleone nella Cattedrale.

Il mio breve racconto finisce qui, o forse no, perché è da qui che comincia la mia collaborazione con altre chiese della diocesi. La prima commissione giunge dal parroco della SS Annunziata in Montano Antilia e che consegno il 15 giugno del 2013. Si tratta del cielo della Chiesa Madre ornata da sette dipinti dagli svariati soggetti e ben 22 personaggi in un turbinio di angeli e santi.

Infine, un caloroso ringraziamento a chi ha voluto credere in me e nel mio modesto lavoro e mi riferisco in particolare all’ architetto Raffaele Rammauro, responsabile Ufficio Tecnico della suddetta diocesi, il quale non ha esitato a incoraggiarmi e prendere in considerazione la mia opera, e a Don Aniello Scavarelli parroco della Cattedrale di Vallo, religioso devoto e attento all’arte, qualità tipica di chi è, anzitutto, buono nell’animo.

Il pittore Stefano Trapanese


Stefano Trapanese

(dal quotidiano "LA CITTA'" 31/10/2012)

...San Pantaleone, un santo che con la sua storia unisce il nord e il sud della provincia di Salerno, Ravello sulla costa amalfitana e la città di Vallo della Lucania. A dipingerlo, su una nuova grande tela che riproduce proprio l’episodio della conversione del veneratissimo martire dei primi secoli del Cristianesimo, è l'artista Stefano Trapanese. La tela, che verrà collocata nella cattedrale di Vallo, è un olio di notevoli dimensioni (200x150cm), fatta appositamente per una destinazione di culto imponente.

Trapanese si è ispirato allo stile dei caravaggeschi, giocando sul chiaroscuro, sulla luce che irrompe fortemente sulla scena come per una epifania. Il santo di Nicomedia, (attuale Izmit in Turchia), ucciso durante le persecuzioni di Diocleziano a cavallo tra il terzo ed il quarto secolo è raffigurato giovane, mentre assiste al miracolo che lo indusse a farsi battezzare. «La storia – spiega Trapanese - narra che Pantaleone, medico alla corte dell’imperatore Massimiano, un giorno si imbatte per strada in un fanciullo ucciso da un morso di vipera. Egli allora, commosso, espresse il desiderio che, se Dio lo voleva come suo servo, doveva intervenire a risanare il fanciullo. A questo punto la vipera, ben visibile in basso nel quadro, muore mentre il fanciullo ritorna in vita. In seguito a questo episodio Pantaleone ed il ragazzo si fecero entrambi battezzare e da qui il titolo del dipinto: Conversione di San Pantaleone».

Nella tela è rispettata l’iconografia del santo attraverso l’attributo rappresentato dalla scatola di farmaci e la presenza di un drappo rosso che simboleggia il martirio. Un colonnato del palazzo dell’imperatore e la presenza di una Bibbia e di un libro di medicina completano la scena mistica. Nella staticità dell’azione è la tremante mano del bimbo ad individuare il momento esatto della risurrezione. Non manca una contestualizzazione al territori: i gradini sui quali si svolge la scena sono quelli di accesso alla cattedrale di San Matteo di Salerno. In basso compaiano anche Sant’Ermolao e un testimone del miracolo. Sono invece persone reali i soggetti cui si è ispirato dal vero l'artista: «Mattia Carbone è San Pantaleone; Giuseppe Carabetta è il testimone; Felice Chiumiento è Sant'Ermolao, Marco Bottino è il ragazzo in basso a destra». L'opera, dopo essere stata sottoposta all’attenzione della commissione Arte Sacra della diocesi, che ne ha valutato l'aspetto estetico ed iconografico, sarà collocata nella cattedrale di Vallo della Lucania, nella cappella barocca di San Pantaleone, sabato 17 novembre alle 17.30, alla presenza del vescovo, monsignor Ciro Miniero che la benedirà e del parroco, don Aniello Scavarelli. Il giorno successivo sono previsti i solenni festeggiamenti per ricordare la traslazione di un’ampolla del sangue di San Pantaleone da Ravello a Vallo.

   Paolo Romano